La gratitudine ha un sapore migliore quando è condivisa.

In mezzo al rumore e ai problemi del mondo di oggi, faccio fatica a capire chi vuole cancellare il Giorno del Ringraziamento. Sono stanco di quella che chiamo le olimpiadi della vittimizzazione — la continua gara a chi può vantare il torto più grande.

Lasciamo da parte, per un momento, qualsiasi opinione si possa avere sui coloni che arrivarono con la Mayflower. Se c’è qualcosa di cui il mondo ha bisogno oggi, è una giornata dedicata alla gratitudine — un momento per fermarsi e ringraziare per le benedizioni e l’abbondanza dell’anno trascorso, per concentrarsi sulla famiglia e sugli amici invece che sulle divisioni.

A casa mia, una tradizione che abbiamo mantenuto è quella di fare il giro del tavolo alla fine del pasto: ognuno condivide una cosa per cui è veramente grato. È un gesto semplice, ma ogni volta cambia l’atmosfera della stanza. La gratitudine ci rende umili, ci riporta all’essenza di ciò che conta davvero.

Quando smettiamo di ossessionarci per i torti subiti dai nostri antenati ormai lontani, e iniziamo invece a riflettere su ciò che abbiamo oggi — anche se poco — ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati. Potrebbe sempre andare peggio, e la gratitudine ci aiuta a ricordarlo.

Per la mia famiglia, il Giorno del Ringraziamento è diventato la festa più amata, anche qui in Italia, dove i miei figli sono cresciuti. Ogni anno invitiamo persone diverse a casa nostra per condividere questa tradizione — un momento per rallentare, ringraziare e onorare i legami che danno significato alla nostra vita.

Vi invito a fare lo stesso: scegliete un giorno. Non deve essere per forza l’ultimo fine settimana di novembre. Scegliete un giorno che funzioni per voi e per le persone che amate. Preparate qualcosa di speciale, sedetevi insieme e riflettete su ciò che conta davvero. Perché alla fine, l’unica cosa che possiamo portare con noi è l’amore e la connessione che abbiamo costruito lungo il cammino.


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